Twitter sospende a tempo indeterminato l'account di Donald Trump

di redazione 09/01/2021 SCIENZA E TECNOLOGIA
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Twitter sospende in via definitiva l'account di Donald Trump per  "il rischio che inciti ulteriormente la violenza".

La rabbia del presidente americano è immediata: prova a usare l'account ufficiale @POTUS, ma Twitter rimuove immediatamente i suoi cinguetti. E quindi ricorre a un tradizionale comunicato della Casa Bianca.    Si dice non sorpreso della sospensione: "Lo avevo previsto.Nel sospendere il mio account vogliono mettermi a tacere, vogliono mettere a tacere voi e i 75 milioni di grandi patrioti che hanno votato per me", dice Trump. Poi assicura: "non ci metteranno a tacere. Stiamo trattando con vari altri siti e a breve avremo un grande annuncio, nel frattempo stiamo valutando la possibilità di costruire una nostra piattaforma", aggiunge rivolgendosi ai suoi sostenitori. 

  La decisione di Twitter è giunta inattesa sulla Casa Bianca e avrebbe innervosito ancora di più il presidente, già su tutte le furie per il possibile secondo impeachment. Una messa in stato di accusa che Trump non capisce: "Non ha alcuna intenzione di dimettersi perché non ritiene di aver fatto nulla di sbagliato", fa trapelare la Casa Bianca. Secondo indiscrezioni, mentre erano in corso gli scontri al Congresso, Trump si aggirava soddisfatto all'interno della Casa Bianca senza capire perché nessuno esultasse con lui per quanto stava accadendo. Non solo: durante l'assalto avrebbe cercato di raggiungere telefonicamente i senatori repubblicani per convincerli a capovolgere il risultato del voto.    La decisione di Twitter di sospenderlo manda su tutte le furie anche il figlio Donald Jr, che parla di libertà di parola "morta con big tech". E scatena una levata di scudi fra i conservatori. Il senatore repubblicano Rick Scott parla di "vergogna": "Twitter ha sospeso il presidente Trump ma consente ai cinesi di vantarsi del genocidio e all'ayatollah di parlare sulla possibilità di spazzare via Israele dalle cartin egeografiche", lamenta Scott. Nikki Haley, l'ex ambasciatrice all'Onu e aspirante repubblicana alla Casa Bianca nel 2024, usa parole altrettanto dure: "Mettere a tacere la gente, per non parlare del presidente americano, è quello che succede in Cina, non nel nostro Paese". Critico anche il New York Post di Rupert Murdoch. "Twitter è guidata da liberal americani, che mettono sotto esame solo un tipo di persona e solo un'area politica", mette in evidenza il board editoriale del quotidiano secondo il quale "o la Section 230 - la norma che garantisce l'immunità ai social media, sollevandoli da ogni responsabilità - viene revocata e Twitter si assume la responsabilità di quello che viene twittato, o altrimenti deve fare un passo indietro e lasciare che sia il pubblico a decidere quello che è accettabile e quello che non lo è".    Pur esponendosi a violente critiche, Twitter ha deciso di agire nel tentativo di non favorire ulteriori violenze.

Nella nota che ha accompagnato la sua decisione spiega infatti che"piani per future proteste armate sono già iniziati a proliferare su Twitter, incluso un proposto secondo attacco al Congresso il 17 gennaio", pochi giorni prima della cerimonia di insediamento di Joe Biden e mentre Trump sarà ancora alla Casa Bianca. Il presidente dovrebbe lasciare Washington il 19 gennaio per andare a Mar-a-Lago, in Florida. Il 19 è poi attesa un'ondata di concessioni di grazia parte di Trump, inclusa quella per i figli e forse anche per se stesso.  La speaker della Camera Nancy Pelosi ha annunciato che se il presidente non si dimetterà immediatamente  - cosa che i suoi consiglieri escludono - la "House" procederà con l'impeachment: i capi di imputazione sono già pronti e potrebbero essere presentati lunedi', il voto èatteso per metà della prossima settimana. Nella bozza si accusa il presidente di aver "messo gravemente in pericolo la sicurezza degli Stati Uniti e delle loro istituzioni di governo", di aver "minacciato l'integrità del sistema democratico e interferito con una pacifica transizione di potere". E di aver dimostrato "che resterà una minaccia alla sicurezza nazionale, alla democrazia e alla Costituzione se resterà in carica". Citando il precedente di Richard Nixon nel Watergate, la Pelosi ha chiesto ai repubblicani di convincere il presidente a lasciare per evitare l'ignominia di un altro impeachment.

La speaker della Camera ha parlato anche con il capo dello Stato maggiore congiunto Mark Milley per discutere le precauzioni disponibili "per impedire a un presidente instabile di avviare ostilità militari o di accedere ai codici di lancio e di ordinare un attacco nucleare". La Pelosi ha detto che all'impeachment preferirebbe le dimissioni o il 25/emendamento, ma il vicepresidente Mike Pence (che sembra contrario) finora non si è fatto sentire. L'eventuale messa in stato di accusa potrebbe essere un'abile mossa politica per costringere i repubblicani a prendere posizione ed eventualmente dividersi ma, a causa dei tempi stretti, rischia di avere solo una valenza simbolica. Trump comunque rischia anche un' inchiesta federale: "stiamo esaminando il ruolo di tutti gli attori, non solo di quelli che hanno fatto irruzione a Capitol Hill", ha ammonito il procuratore della capitale Michael Shervin.    


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